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LAUDATO SI’, MI’ SIGNORE, PER SORA NOSTRA MORTE CORPORALE

da | 4 Ott, 2023 | Emozioni e Animali | 0 commenti

 

“Laudato sì’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare”. Così San Francesco d’Assisi si rivolge alla morte chiamandola sorella nel suo Cantico delle Creature.

 

 

SANTI DI ANIMALI

Oggi si celebra il santo protettore degli animali più famoso al mondo. In realtà non è il solo, ma abbiamo anche Sant’Antonio Abate per i maiali e per gli animali in generale insieme a San Francesco, Santa Brigida per gli animali da cortile, San Bernardo da Chiaravalle per le api, San Rocco e San Vito per i cani, San Gertrude di Nivelles per i gatti, San Biagio per gli uccelli e moltissimi altri fino ad arrivare al protettore dei bachi da seta San Giobbe.

Oggi non voglio ricordare San Francesco per la sua parte relativa agli animali, sulla quale ci sarebbe davvero moltissimo da dire (e sulla quale è stato detto tutto) ma piuttosto vorrei soffermarmi sul suo “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, […]”.

 

IL LUTTO

Sorella morte, così Francesco si rivolge a lei, con l’intenzione di comunicarci una sua personificazione strappandola al concetto e reificandola. Nostra sorella morte, un vero tabù al giorno d’oggi. In particolare la riflessione la volevo fare sul lutto, ovvero su quel sentimento intenso interiore a cui segue una manifestazione esteriore che la esprime, la quale può essere individuale o collettiva. Ed è proprio sulla manifestazione esteriore che la mia riflessione si sofferma. È indubbio che viviamo in un mondo dove non tutti i lutti sono socialmente accettati. Il lutto è quel sentimento che si manifesta a causa di una perdita, qualsiasi essa sia, che abbia un’importanza significativa per il soggetto perdente (inteso come participio presente del verbo “perdere” ovvero “colui/colei che ha perso qualcosa”). Indubbiamente la morte è la forma di lutto più comune e riconosciuta a livello sociale, ma non è l’unica responsabile del sentimento del lutto, anche la perdita della propria casa, della propria terra, del proprio compagno/a di vita per separazione o divorzio, della perdita dei figli per quei genitori che se li vedono sottratti a livello legale o ad altri livelli, della perdita di piante secolari o spazi naturali devoti a popolazioni autoctone (pensiamo a quelle tribù che vivono a stretto contatto con la natura che si vedono disboscare i loro territori sacri in nome di un “progresso” che avanza) e non le ho citate tutte, anche perché sarebbe impossibile farlo dato che si basa su una percezione soggettiva dell’importanza della “cosa” persa.

 

LUTTI PERCEPITI DI SERIE B

Tornando alla morte, forma più riconosciuta e comune del lutto, troviamo anche qui delle differenze, infatti, non tutti i lutti sono socialmente riconosciuti. Tra questi senza dubbio troviamo quello per la perdita di un animale, ma non solo, anche le morti pre- e perinatali, su cui ci sarebbe molto da dire, sono poco riconosciute socialmente o comunque sono percepite diversamente da quelle postnatali. Quante volte ci siamo sentiti dire mentre stavamo affrontando il lutto per il nostro amico animale “Dai su, era solo un cane/era solo un gatto”, “Vabbè, ha fatto la sua vita”, “Suvvia, è pur sempre un animale!”, purtroppo credo almeno una volta tutti noi.

conforto_lutto

LO STESSO RISPETTO

Una famosa frase che io condivido recita: “Per andar d’accordo non serve avere lo stesso pensiero, ma lo stesso rispetto”. Il rispetto per me è la forma più elevata d’Amore. Quando c’è il rispetto per l’alterità, qualunque essa sia, tutto il resto è a cascata. Ecco, credo che il lutto verso un animale, così come anche per altri lutti, dovrebbe essere sicuramente più socialmente riconosciuto, ma soprattutto, a prescindere dal riconoscerlo o meno, dal condividerlo o meno o dal comprenderlo o meno sicuramente dovrebbe essere più rispettato. Questo perché credo si debba come forma di rispetto verso quel dolore che sta provando la persona perdente. Ciò che ha perso (persona, animale, cosa) non dovrebbe fare alcuna differenza perché non è il valore che noi attribuiamo alla cosa persa che dovrebbe fare da discriminante, ma è il valore che la persona perdente attribuisce alla “cosa” persa e noi, per rispetto non di quest’ultima (se non la condividiamo o comprendiamo) ma della persona che sta provando il lutto, dovremmo cercare di essere più empatici e ragguardevoli. Non servono opinioni non richieste, non servono esperienze personali tipo “Vedrai che passerà, ci sono passato/a anch’io e […], tempo al tempo” che sminuiscono il sentimento presente, non servono lezioni di morale su paragoni di lutto ritenuti dal giudicante più importanti che possono aggiungere sensi di colpa immeritati alla persona sofferente, non servono frasi o battute ironiche con l’intenzione di alleggerire l’animo della persona in lutto ma che in realtà nascondono l’imbarazzo e l’inadeguatezza del parlante. Non servono.

 

STARE NEL TEMPO

Ogni cosa ha il suo tempo, anche l’inverno si prende il suo tempo, le ore di buio hanno il loro tempo e anche il lutto ha un suo tempo che è personale per ognuno di noi. Ritorniamo a stare nel tempo, nella sua pienezza, nell’assimilare pienamente ciò che quell’emozione, quell’esperienza ci è venuta ad insegnare e a non rifuggirla perché per noi dolorosa. Altra frase che condivido è: “Se il dolore ti ha reso più cattivo e non ti ha insegnato nulla, allora l’hai sprecato”. Gli eventi sono eventi, non sono né belli né brutti, ma a definirli tali è il nostro modo di percepirli: ciò che per noi è un male, per qualcun altro potrebbe essere insignificante e viceversa. Per questo serve rispetto ed empatia, perché queste sono rivolte alla persona sofferente e non alla “cosa” persa.

 

CARA SORA E MAESTRA MORTE

Cara nostra sorella morte, personificazione della perdita per eccellenza, quella della Vita, “da la quale nullu homo vivente pò scappare”, ma anche nessun’altra creatura, tu sei colei che più di tutte insegni la Vita ma il mio augurio oggi, è quello che tu non sia solo Maestra di Vita, ma anche di Rispetto ed Empatia dinanzi alla tua presenza a prescindere da qualsiasi forma di vita il tuo gelido tocco abbia deciso di attraversare. Oggi, quindi, oltre ad augurare a tutti i Francesca e Francesco un buon onomastico, auguro a tutti noi di avere, almeno per un attimo, una riflessione più profonda quando ci troviamo davanti a qualcuno che ha perso un animale.

 

SILENZIO, PRESENZA, ASCOLTO

Spesso non si sa cosa dire o perché, prendendo come esempi gli opposti, si comprende perfettamente quel dolore da sapere che non esistono parole di conforto oppure perché non si concepisce per nulla quel tipo di mancanza e pertanto non sovvengono parole da pronunciare. Ebbene, forse ci dimentichiamo troppo spesso, in diverse circostanze, che a volte il silenzio è la più bella forma di comunicazione, una delle più profonde a mio avviso, e se accompagnato da una presenza piena nello “stare accanto a te, nel tuo dolore, non ti lascio solo, non sei solo in questo momento” e ad un ascolto attivo qualora fosse necessario per la persona sofferente, allora sarebbe veramente, secondo il mio personale parere, una forma di Rispetto ed Empatia tra le più elevate dinanzi ad una morte e al suo dolore.

 

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Dott. Francesca Alcinii | Dottore in Tutela e Benessere Animale | Consulente Certificata Fiori di Bach per persone e animali – BFRP e BFRAP

 

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